domenica 13 luglio 2014

Il capitale umano

Sarà colpa di Klimt e delle parole che non ha saputo dirmi. E di quel vuoto di umanità che i quadri non hanno saputo riempire.. Sarà colpa di questo mancamento marcato che mi ha portato a vedere Il Capitale Umano.
Avevo una lista di persone da vedere. "Addirittura una lista?" mi aveva scritto stupito cuore fragile tre. Addirittura. Si. Sarà quella di Schindler. Quelli da salvare. Il mio capitale umano. 
Oggi mi sono nascosta. Ho scritto, ma mi sono nascosta. Ho rifiutato una cena preziosa perché ero nel sangue. Mi sta' succedendo di nuovo di sanguinare spesso. Le mestruazioni mi vengono ogni due settimane. Non è una cosa positiva.
"Ciao. Stai bene? Cosa fai stasera?". E' Otello. Sms. Ma perché mi sta' sempre dietro? Non lo sa che non valgo niente?
Poi ha sei anni meno di me. E' uno dei pochi che non mi ha usata. Non ha mai chiesto niente in cambio. Neanche il sesso.
Io stasera voglio stare da sola. Anzi, voglio andare al cinema a vedere Il Capitale Umano. Virzì mi piace. E il titolo ci sta' con il "mood" di questo periodo.
Quindi scrivo ad Otello e gli dico " Stasera cinema. Se vuoi ceniamo insieme, ma io non ho niente in casa". Gli dico l'orario del film e dopo trenta minuti è sotto casa mia con la spesa fatta, sorridente e mi chiede "Salgo?".
Non sono il massimo. Ho il viso tirato. Il mio ventre mi fa male. Metto a posto le cose che mi ha comprato e andiamo al cinema. Si fida delle mie scelte.
Il cinema è in un centro Commerciale. Non mi piacciono i cinema dei centri commerciali. C'è parcheggio, ma entri dentro e sembra di essere al luna park. L'odore forte dei popcorn. Tutto uguale. Di plastica. Amo i cinema del centro. Particolari. Con l'odore di "umanità". I cartelloni fuori.

La sala è vuota. Ride Otello. " Con te sempre filmoni eh? E' andata bene che non ti sei messa a litigare per avere il posto migliore..". Sono un po' spenta oggi. Mi lascio prendere in giro. Devo indagare il capitale umano.
Il film inizia. Siamo in Brianza. Un cameriere da catering, neanche più giovane, torna a casa a notte fonda con la sua bicicletta. Un Suv lo schiaccia lasciandolo agonizzante. Vittima di un pirata anonimo. E già mi sale il magone. Perché con mia madre fecero proprio così. La mia vita inizia con un capitale umano senza valore.

Il giorno dopo ( nel film) la vita di due famiglie, di differente scala sociale, viene toccata e collegata da questo evento. Uno ad uno sfilano i protagonisti. Il padre della giovane ragazza. Ingenuo. Stolto e credulone. Titolare di un'agenzia immobiliare. E' pronto a giocarsi quello che non ha per entrare nel fondo fiduciario del magnate della zona al quale accede per un eccesso di fiducia e grazie all'entratura garantitagli dalla figlia, fidanzata con il giovane rampollo della ricca famiglia. Poi c'è il magnate appunto. Cinico e competitivo. Perfetto prodotto brianzolo. Inno del cattivo gusto. Poi ci sono le moglie. Dell'uno e dell'altro. La prima psicologa. Presa dalla sua missione e dall'imminente maternità. La seconda è la sposa tonta con il sogno del teatro. Stordita e svuotata nella ricchezza e dal troppo avere. Poi i rispettivi figli. Complici dell'orrore in questa tragicommedia. Che non fa ridere. Anche se ci prova con Dino ( Bentivoglio).
Ci sono padri che non sanno fare i padri. Presi dai soldi. Dalla crisi. Dal valore d' imporsi e riconoscersi. I figli che inseguono il vuoto degli affetti facendosi male. Costruendosi maschere. Non incontrandosi mai.
Non c'è sostanza. Non c'è amore. Ci sono scontri. Persone che si usano per colmare i propri vuoti.
Non esiste nulla. C'è il sesso tra l'attrice mancata e l'insegnante di storia del teatro. Che enfatizzano di significato nell'altro ciò che non hanno avuto il coraggio di trovare in se stessi. E poi finisce lì. Nel sesso. Perché il desiderio vero. Il ripieno della vita. Quello costa umanità. Fatica. 
C'è la disperazione che sento questi giorni. Il non valore della presenza dell'essere umano. Siamo solo numeri persi e contabilizzati.
Alla fine il ciclista muore. Non dovrei dirlo, ma muore. La sua vita vale 238 mila euro. Le assicurazioni la chiamano il Capitale Umano.

A me al lavoro lasceranno a casa a settembre. Mi hanno mandato a parlare con Intoo. Un'azienda di outplacement. Due professionisti del settore parlavano di numeri, contratti e risorse. Ragionavano come se fossi una mucca.
Parlavano di spendibilità. Di mercato. Di forza commerciale. Di percentuali. Bilanci. Numeri. Andamenti. Mi sembravano due pazzi. Una aveva un difetto di pronuncia e sputacchiava. La sua saliva che arrivava sino alla mia postazione, era la cosa più umana che mostrasse.
Non è che perché il mondo va così, pensa così e parla così io debba dargli retta. Ho messo una maschera e li ho ascoltati. Mi faccio attraversare, ma a me, francamente, tutto questo fa proprio paura.
E sono anni che me lo faccio andare bene per un senso di responsabilità. O sopravvivenza. Sono orgogliosa e non sopporto di dover dipendere economicamente da qualcuno. Solo per questo ho ingoiato ore e ore in lavori che parlavano senza dire. Ma questi giorni.. sanguino. Forse per colmare il vuoto dell'umanità che ho incontrato.
La sera prima d'incontrare i due tizi di Intoo, cuore fragile tre mi aveva "licenziata" con una telefonata dopo mesi.
Ho pianto giorni per il non valore e il capitale umano. Finito. Non ero più indispensabile. Bisogno terminato. Eject. La morte. Senza parole. Non c'è niente da dire in fondo. Siamo abituati al supermercato dei sentimenti. Ero una scatola di Simmenthal a scadenza ravvicinata.
E poi sono io la pazza.. Come la mucca.
Il capitale umano. Parla dei nostri giorni. Di me. Di una società decadente. Mi viene da piangere. Nei titoli di coda poi vedo che tra le comparse c'è Silvia. E' una mia amica attrice. Una ex di cuore fragile due. Una tipa stramba che aveva tentato di sedurmi per tornare con cuore fragile due. Lei in piena crisi matrimoniale.
Mi sono tornate le immagini di questi ultimi due anni e mezzo. Di vuoto umano. Dove non è rimasto niente delle persone incontrate. Sento un forte senso di sgomento.

A cena con Otello sono pensierosa. Non parlo. Ho lo sguardo perso. "Sei nel tuo mondo? Sei cambiata come sempre..". Dico che il film mi ha colpito. Invidio la sua semplicità.
Tenta di scrollarmi. In modo forte e un po' primordiale.
Non sopporta che io soffra. O che esponga il mio lato oscuro. Almeno con lui. Lui sorride sempre. 
"Mi ha toccata il film. Non siamo uguali io e te. Faccio schifo. Perché mi sopporti e mi stai ancora dietro? Puoi trovartene una più giovane e semplice di me". 
"Perché io ti amo".
E non vuole niente in cambio? Solo la mia presenza? Come Fassbinder. Rhett. John. I pazzi del teatro e la lista di Schindler. 
Ho speranza di vita.


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