giovedì 24 luglio 2014

God save the Queer!

Sono a sentire i Queer. Al Carroponte. Non sono i cugini dislessici dei Queen, ma qualcosa che forse in un certo senso ha a che fare con Freddy Mercury. Che ha cavalcato la sua diversità senza paura. E grazie ad una diversa, ma trovata identità, ha lasciato un'impronta. Nel mondo. Nell'esistenza. 
Mi chiedo sempre quanto difficile sia vivere "essendo". Quanto difficile sia camminare consapevoli di ciò che si è chiamati a fare. In questa vita.

L'incontro al Carroponte ha qualcosa a che vedere con l'amore e la mia indagine. Forse riesco ad incontrare un po' di sincerità. Quella verità che mi è stata negata dai recenti incontri tristi.


La conferenza è "Identità di genere, studi queer, percorsi artistici e politiche LGBTQ". Io non so molto sull'argomento. Le sigle e i Queer.. Le ignoro. Però m'interessa il percorso sull' identità. E il genere. Secondo me c'è un grande caos. Io ce l'ho dentro di me. Ma non solo io. Solo che non s'indaga. Ci sono tanti, troppi tabù.


Sul palco a mettere a disposizione la propria esperienza ci sono: Marco Mori, presidente di Arcigay Milano, Antonia Monopoli di ALA Milano Onlus responsabile Sportello Trans, Gianluca de Col/Cassandra Casbah ( attore, drammaturgo e performer), Sveva Magaraggia, sociologa dell' Università Bicocca; Maya De Leo, storica dell’Università di Pisa; Claudia Gambero del collettivo Meladailabrianza; Rachele Borghi, geografa e attivista queer e Sabrina Astolfi di Arcilesbica Novara.


Si alternano nella discussione. Nel prato ci sono un po' di persone. Non tantissime come ad un concerto dei Queen, ma un buon numero. Ci sono coppie gay, coppie lesbiche, gruppi di amici, una ragazza rasta, una dark, una coppia di vecchietti capitati lì per caso, mano nella mano. E poi ci siamo anche io e Fassbinder.

Lui fuma in libertà. Io prendo appunti. Anzi, registro con il cellulare.
Sembro una bambina al Luna Park. "Grazie Fassby che mi porti a sentire queste cose interessanti!".
Lo penso mentre sento le parole che cercavo. Lui sapeva che avevo bisogno di quello.

C'è la psicologa che spiega i concetti tipici della diversità e della discriminazione e del limite che ha l'essere umano nel ragionare per "prototipi".

Oddio.. io devo essere sempre stata strana perché.. ragionavo a testa in giù. Per questo stavo male e vomitavo.. Perché leggevo il mondo a testa in giù, mentre la maggior parte lo vedeva dritto.
Anch'io sono una Queer! Magari una Drag Queer!

Ecco."Queer" è un termine della lingua inglese che tradizionalmente significava "eccentrico", "insolito". A
 sua volta deriva dal tedesco "quer" che significa "di traverso, diagonalmente".
Entra poi nell'uso comune durante gli anni novanta, quando viene reso popolare dal gruppo di attivisti inglesi Queer Nation. 
Queer assume il significato di "bizzarro" o "strambo" nel XIX secolo.
Negli anni settanta in Inghilterra Queer è l'equivalente del nostro "frocio". Ma senza la connotazione negativa che si ha in Italia.

Parlano la geografa e la storica da un punto di vista "cattedratico"  del problema di "genere". Esprimendo tutta la difficoltà che incontrano nel fare ricerca nelle università sul tema. E mi chiedo: "Perché?  Perché tanta ostinazione se siamo nel 2014?". 

Per me l'identità, vivere liberamente la propria identità sessuale, il proprio femminile o il proprio maschile o entrambi è un diritto. Perché nascondersi e fare finta di niente? Perché si ha paura del diverso? Diverso da cosa poi? Da chi?

"21. Pizza 21 pronta". Si. Ecco. Siamo al Carroponte. Dietro di noi c'è la vita normale. Il baracchino della pizza e della birra. Anche questa è vita vera. Mentre parla Antonia.
Mentre spiega che ci sono tanti uomini sposati con figli che vanno di nascosto con le persone transessuali perché hanno paura di "essere". Di dirlo. Di avere una relazione affettiva alla luce del sole con un transessuale. Perché non si dice?
Al lavoro se non rispondi ad un modello ti licenziano.
Dov'è il male? Il male sono i pedofili. Chi plasma, plagia e fa violenza non chi vive liberamente..

Perché bisogna vivere la sessualità di nascosto e tornare poi a casa dalla moglie mentre i figli dormono?

Perché dirsi nel buio chi si è, con la mano sulla bocca? Per non urlare? Per paura che gli altri sentano? 
La maggior parte preferisce morire senza essere.

Di tutti gli interventi quelli che ho sentito più veri sono stati quelli di Antonia e Gianluca. Si sente l'onestà. C'è un peso specifico nelle parole che deriva da un'esperienza. Lo sento che hanno attraversato, soprattutto nel dolore, la loro conquistata essenza. E infatti sono lì sul palco senza strutture. Senza confini. Sono il prodotto di una ricerca personale. E arriva. La loro forza.

Io che sto' soffrendo perché incontro solo chi mi sputa addosso e mi da' morsi per poi fuggire gridando all'orrore con indifferenza, ecco... io li sento. E li ringrazio. Nel mio piccolo.
Li leggo in modo diverso. Io non sono lesbica. Né trans. Né F to M. Non ho nessuna di queste "battaglie" nel reale. Almeno credo. 
Sono incasinatissima sessualmente e dovrò prima o poi attraversare questa cosa, anche nella parola, ma li capisco. 
Il loro coraggio nell'urlare e richiedere i propri diritti per qualcosa che non dovrebbe essere chiesto.. ecco.. mi commuove.
L'umanità è così varia. Ci sono infiniti colori dell'essere umano eppure continuiamo a volerci adeguare a qualcosa dettato da chissà chi... Un "potere"?
Invece dovremmo rispondere ad un dovere. Usare e mostrare tutti gli altri colori dell'anima dell'essere umano.

Mi uccide. Mi uccide ogni giorno dover rispondere a regole imposte. Così stupide. 

E io non sono lesbica. Sono banalmente etero. Una donna che è fuggita da un maschile. Da uno sguardo sbagliato e perverso dell'uomo sulla donna.
L'uomo deve diventare più femminile. 
Lo dice anche Gianluca. Che se l'uomo cercasse, indagasse il proprio femminile troverebbe un maschile inaspettato. Se si perdesse di più nella ricerca del proprio femminile, credo che cambierebbero tante cose. Non dico il mondo, ma quasi.

Tutta questa necessità di definire, definirsi, di fare recinti e tirare su muri per paura dell'altro, d'incontrare veramente l'altro è la vera maledizione dell'esistenza. E' la mancanza d'amore.

Dividerci in frammenti senza ricomporci. Questa è l' involuzione dovuta alla paura.
Io sono stanca di essere solo una donna. E di non potermi permettere di essere unita ad altri frammenti.
E' questo il vuoto di genere. La necessità di spezzare e dividere la nostra essenza e la nostra anima per i limiti dettati dalla paura e dal potere.
Sono stanca di accettare la mediocre spinta del buio che avanza e ha spento il sole di ciò che eravamo.

"Pizza 71. E' pronta la pizza 71". 
"Cavoli.. hanno fatto ben 71 pizze dall'inizio della conferenza?". Ride Fassbinder.
La conferenza è finita. But...

God save the Queer!!!


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