domenica 6 luglio 2014

Fallocrate in Cuore Fragile_Vol.2

ZZZZZZZZZzzzzzzz... Depongo le ciabattine magiche.
Le guardo sul mio parquet e dico: " Si, saranno loro a darmi i superpoteri".
Però appena mi allungo sul mio letto scende tutta la tristezza. E ripenso alla fragilità. Alla mia e al mio modo di amare.
E' un nuovo giorno. Ho deciso di incontrare il mio "amico". Perché voglio capire. La violenza di una fine.
Andiamo a prendere una birra. Chissà perché prendo sempre una birra che non finirò. Ecco in questo sono tradizionale. Solo in questo.
E' che in realtà non me ne frega niente di bere e ordino la cosa più semplice e veloce.
Ci sediamo con e tra i nostri 8 anni di differenza. Non sa parlare. Non riesce. Allora parlo io. E chiedo perché tanta velocità nel cambio. "Non lo so. E' strano anche per me".
Poi nel parlare mi dice che in fondo ha voluto finisse. Perché io sono "grandicella" e non vedeva prospettive. E in quella parola mi getta addosso tutta l'indifferenza e la violenza maschilista. Privando di senso la lealtà del mio darmi a lui nella parola e nel mio tempo. Se vedeva dei limiti, perché approfittarne?
Non ho mai nascosto la mia età. Neanche fossi questa anziana..
E mentre mi parla senza dire, penso alla borghesia. La sua. Al potere e al riconoscimento che insegue lui. E ai limiti. E al mio non riconoscere ancora a chi darmi.
Perché io non vedo confini. Al cuore. Al sentire. Non li metto in fogli Excel. Desidero incontrare una bellezza che porti ad una creatività.. Mentre incontro solo apparenza. O banalità travestite da condizioni mature.
Ci vuole coraggio per essere autentici. Il mio sguardo è nel vuoto. Sento freddo. Indifferenza. Cos'ho incontrato? E allora la mia comicità si trasforma in tragicità.
Ripenso a Mr D. E poi a mio padre. Sono tutti e tre allineati. Tutti e tre mi hanno cercata, accerchiata, risucchiata e gettata via. Con la solita frase : "sei troppo. Non sei nelle regole".
Troppo viva? Libera? Indipendente? Eppure quella vita l'ho trasmessa. Eppure nella peggiore delle situazioni.. nell'incidente e nel tumore mio padre, nelle sue puntate alcoliche e tossicodipendenti Mr D. e nei suoi deliri e perdizioni Ragazzo.. io ero forse l'unico esempio femminile a poter stare accanto. Perché ho il bacino grande... Il mio troppo lì era l'unico in grado di sostenere.
Ma poi rinnegano. E con me non ci sono prospettive. Perché sfuggo?

Mio padre non sapeva risolvermi con una funzione algebrica. Ha provato a mettermi tra parentesi tonde, ma le ho rotte. Tutte. E mi sono calata giù dalle radici quadre. Ma ha ucciso i miei talenti. La mia autostima. La mia musica..
Mr D. ha fatto uguale. Risucchiava da me la vita che non aveva. Ora si aggira per locali senza vita, senza idee, pieno di soldi e la sua creatività in cantina. Solo. Fondamentalmente solo perché soprattutto non ha se stesso.
A distanza di tempo mi ha detto: " Sono fuggito da te perché eri l'amore. E per me è troppo pesante da reggere".
Ragazzo invece.. era il mio rifugio. L'ho sempre vissuto così. Invece anche lui ha usato parti di me per riprendersi. Senza rispetto del mio sentire. Se mai ha un valore. Il rispetto. Dare e ricevere in una condivisione. Mi dice che sono estremista. Che sono stata troppo pesante e mi accusa di qualcosa che non comprendo. E solo per uccidermi e usare la mia "ricarica" in regalo da spendere con chi ora ritiene più degno. Più semplice da gestire.
Per me invece solo il periodo peggiore. Mi riporta ridendo il commento dell'amico che non ho mai conosciuto. Che lo voleva con lui ad un concerto la sera della nostra spiegazione. Un commento feroce che non mi risparmia: " Ma lasciala perdere quella troia..". Le troie non meritano neanche spiegazioni.
La violenza del dirmelo. E di metttermi lì. La "troia".
Non si rende neanche conto di quanto sia violento buttando tra le risate, in quel momento, quella parola. E quei commenti.
Di quanta rabbia improvvisa. Strana e solo per mandarmi via. Da dove non so. Da se stesso sicuramente. Dall'idea di donna che odia. Mi sento svenire. Ma non lo dico. Tento di tenere gli occhi che ridono. Il cuore leggero.
Passerà. E forse non è vero.
Come Mr.D. Come mio padre. Incontro quella violenza maschilista. La paura del fallocrate che risponde con violenza nascondendo il cuore fragile.
Nessuna difesa. Nessuna pietà. Sono da annientare all'istante. Perché se non sai sostenere. Fuggi o uccidi. O uccidi e poi fuggi.
Come tanta cronaca. Come gli scarafaggi. Sono brutti. Fanno paura.

Piano piano scende tutto. Non so chi ho avuto accanto. Ancora qualcuno che ha usato il suo fallo per dare un senso alla sua incapacità e fragilità.
Che ha preso. Affondato. Per sentirsi riconosciuto o più forte. Perché forse io sono troppo libera. Il solito gioco di mio padre?
Mentre mi accompagna a casa continuo a chiedermi.. Cosa resta? Perché sento dall'altra parte anche l'indifferenza o l'incapacità di farmi sentire che comunque io esisto, aldilà di tutto. Invece no. Prima si libera di me, meglio starà per vivere altrove. Dimenticando.
Solo frasi di circostanza come "usciamo con altri" come se dovesse neutralizzarmi o essere pulito nei confronti del nuovo "amore" che cerca in lui una via di fuga. In gruppo faccio meno paura? O è incapace di gestirmi da sola? O è più corretto verso l'altra da proteggere?
L'altra. Rinchiusa, dai racconti, in un'immatura impossibilità d'agire. E vede in lui l'apparenza. La calma apparente. Mentre il grido lacerante che sentivo io a distanza, in me trovava un' eco infinito. Troppo difficile da sostenere.
Io sono quella che riflette il buio. La troia con cui dare sfogo alle proprie lacerazioni.
E pensare che era iniziato tutto con questo blog. Io incontravo lui forse per capire che esistono uomini diversi da quelli conosciuti. E lui in me doveva purificare l'idea di maschilismo e di violenza che fa la donna sull'uomo.
E forse si è purificato. Ha anche vinto nella difesa del suo maschilismo. Se di vincitori e perdenti si può parlare. Io ho perso qualcosa. Questo sicuro.

Nonostante tutto lo abbraccio. E' un abbraccio d'addio. In fondo il rancore non mi porta a niente.
Non è un problema mio. Non più. E' la sua impotenza ora che dovrà gestire.

Il giorno dopo una nuova battaglia. Devo affrontare il mio primo uomo fallocrate in cuore fragile.
Forse tutto scenderà. Non è già più lì il numero tre. Forse non c'è mai stato. Saluto l'ultimo cuore fragile.
Salendo penso al mashile. Al femminile. A John che mi dice: " Sono personaggi che ti hanno dimostrato di non riuscire neanche a tenerti l'asciugamano..". Alla paura. Ai generi. Alle banalità e alla mente evoluta che pensiamo di avere comunicando senza privacy. Invece è la decadenza del sentire.
Va bene. Domani è una giornata importante.

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