domenica 27 luglio 2014

Diversamente madre

Cercando Anna, ho fatto un sogno.
Che è quello ricorrente di una maternità sofferta e perdente.
Il mio ventre in attesa di una vita.
Visi senza volto che mi portano in una sala operatoria.
Chi mi diede la vita. Mi porta a morire.
Un sonno forzato in un risveglio senza forze.
Cercando Anna, mi sono risvegliata nel sogno con il mio ventre piatto.
Il silenzio. Il gemito di un bambino in lontananza. La loro fuga.
Dal collo sino alla pancia, davanti ad uno specchio sporco, ripercorro con le dita una cicatrice spaventosa.
Non mi lascia scampo.

Cercando Anna, ho sognato la mia corsa per i vicoli di Genova.
Una mano sulla mia pancia. Cercando di difendere la mia creatura.
I miei piedi, nudi, corrono via dalla cecità.
Ma le mie ovaie vomitano. E lui si schianta in un marciapiede.
Neanche il tempo di farlo morire tra le onde.

Mi sono svegliata con dolori al ventre. La febbre. Le mani calde.
Non sono andata dal ginecologo dei miei numerosi aborti.
Non riesco a camminare. Ed ora sono sveglia.
Per cosa dovrei in fondo?
Se ogni cosa che tocco si trasforma in un vomito che si schianta senz'anima?
Forse per un angelo. Che mi guarda con gli occhi pieni d'amore.
E sente il mio stesso grido. Ha la stessa vera sete di amore.
Lo capiranno gli altri? Quelli che s'illudono di curare con la ragione qualcosa che non è da curare.
Forse sono gli altri a dovere curare una cieca razionalità e necessità di non sentire.
Per adeguarsi e morire il più tardi possibile senza incontrare mai la vera bellezza.

Esco nella notte. Magari al buio la mia diversità si nota di meno.
C'è meno gente. Meno chiasso. Il mio cuore che batte lo ascolteranno i più puri.
Mi siedo su un divano. Tra gli angeli che alimentano il mio futuro.
Fassbinder e Rhett mi penetrano attraverso i miei occhi tristi. E mi parlano di arte e progetti.
Mi pensano madre. Madre della loro creatività rinnovata.
Fassbinder mi dice che da quando mi conosce, la sua arte è cambiata e si sente rinnovato, in un certo senso rinato.
Rhett me lo dice sempre. Per me è un regalo infinito. Ecco perché il mio ventre urlava.
Stavo partorendo qualcosa. E ora piango di gioia. Come una madre vera.

Cammino nella notte con il mio angelo dagli occhi buoni. Ogni cosa che dico, la rilancia con quell'idea di amore che pensavo di avere solo io. Nel mio ego che mi spingeva in solitudine.
Alla fine rincorriamo entrambi la stessa cosa. E' il nostro urlo. La sete, l'esigenza, la fame che ci esclude anche.
Perché i più la reprimono o vivono in superficie per non sentire e illudersi di rimandare una morte che non esiste.
Non credo nella morte. Credo nell'amore. E nella sua forza.
L'amore è il più grande esperimento della vita. Chi non sperimenta l'energia d'amore non saprà mai che cos'è la vita. Ma nuoteranno in superficie senza perdersi mai nelle proprie profondità.
E noi a perderci siamo bravissimi. Io e Fassby. Tra le viuzze dei navigli. Ritroviamo sempre il senso e l'obiettivo. L'arrivo è lo stesso.
Si rompono le acque e si mescolano con quelle dei navigli. Avranno lo stesso sapore di umanità?
Non importa. In quell'acqua, io sono madre.

Mi sveglio felice in un sabato freddo di fine luglio. Tutto va al contrario.
"Auguri da Genova..diventi sempre più bella..". E non è un uomo. Ma una mia cara amica di università.
Lei è tre volte madre. Vive a Genova.
E oggi è il mio onomastico. Sant'Anna. Era la madre di Maria. Fondante.
I misteri dell'amore. Quello creativo. Ora che sto' riuscendo a praticarlo, non sarò più a contatto con un riflesso, ma probabilmente con la verità stessa.



Nessun commento:

Posta un commento