mercoledì 5 agosto 2015

L'innocenza è una colpa

Mi disgusta il modo in cui respiri e te ne resti lì in basso a guardarmi. Sudata e tremante. Il modo in cui muovi la bocca. Tenti di ripulire con la lingua le mie parole dal tuo viso?
Gli do’ quel che vogliono. L’adrenalina. Il mistero. La vita innocente che hanno perduto. Dimenticato. Mai avuto.
Anche lei. Cercava di farsi di sconosciuto ed eros, tra l’odore di pino e salsedine.
Vogliono i frutti. Senza sapere distinguere l’odore del mirto da quello del pino.
Vogliono i frutti. Dopo i primi, anche quelli futuri. Farsi di noi. Dei miei odori. I tuoi.
I frutti dell’innocenza. Chi è innocente non sa. Non vuole, ma si fa prendere e si da’. Tu sei un innocente, non puoi avere coscienza, né volontà. Puoi solo essere presa. Devastata. Violata.
L’innocenza è una colpa.
Ho il diritto di uccidere per difendere l’innocenza violentata. In un atto d’amore, rivolgo a loro l’essenza, la sinestesia perfetta del mio odore artistico.
E in un suono concentrato di vita, li immortalo, li rendo oggetti artistici, fermi ed eterni. L’arte è sempre stata diretta ai morti."

Amore mio,
L'ho riscritto. Il manifesto della Mala a Daurine. 
C'è un senso in questa cosa. Tentavo di dirti delle questioni al telefono. Di me. Ma poi non so parlare bene. So scrivere. Non ho la politica della parola improvvisata. Vado "random", poi riordino.
Non ci posso fare niente se ho il mare dentro. O il caos calmo. Per citare dei films. Sarà la vita che ho dentro. Magari non è necessariamente negativo come mi hanno sempre fatto credere. Essere come sono. Perché ci si fa male e si sta' male perché si tenta di diventare quello che nel sociale ti dicono che è giusto essere. Eh, ma io sto' male anche perché non so adeguarmi a tante "boiate". E' un po' questo il problema anche.
La cosa dell'educazione. Questo tentavo di dirti. Ma non ci riesco. Perché so che per te potrebbe essere incomprensibile. Avrei bisogno di chiudermi a scrivere. E' complesso da spiegare. Come dire che c'è un senso di esistenza e per me placarmi sino alla fine della mia ( di vita) è fare quello che faccio o vivere in pieno, appieno per quello che ho e sento. E' una colpa essere come sono io? E' che a volte penso lo sia quello di non essere attenta o con la mente da anima del focolare.
Il problema con mio padre era anche questo. Forse più questo di altri. Stare o essere risolvibile nelle sue equazioni. Ora non tenta più di risolvermi a suo piacimento perché è invecchiato e forse maturato o cambiato. E infatti mi ha accolta anche nell'ultima lettera. Tanto da dirmi che sono la donna che ogni uomo vorrebbe avera accanto. Forse lui ora comprende che il mio essere donna, diverso da quello di mia madre o del femminile che aveva in testa, è comunque un modo "giusto" di esserlo.
Per questo piansi quando sentii tuo padre al telefono, in una telefonata rubata, in cui mentre io ero nuda tra le tue braccia disse: " Se tu sei felice, lo sono anch'io figliolo".
Penso che ci sia l'amore anche qui. E sicuramente anche lui ha messo una vita per capirlo e dirtelo. Per accettarti mentre ti vedeva farti del male e non sapeva come fare. Perché l'amore imparato ed educato non è autentico, ma fa solo danni. Non s'insegna ad amare. Forse ci serve una vita per capire cosa sia veramente l'amore. Ferendo gli altri e noi stessi attraverso gli altri.
 E magari è questa la mia ricerca. 

Ti amo tanto. E non so bene perché.  Forse per il mistero anche. Forse.