sabato 16 agosto 2014

L'urlo del ragno

Sono stata a fare foto in coppia con Fassbinder. Non ricordo la città. Lui è accanto a me. E' una delle tante città. Si assomigliano ormai quasi tutte.
Lui fotografa con le immagini. Io con le parole.
La pioggia ci bagna superficialmente in una similitudine decadente.
L'universo ci piange addosso. Noi ne siamo i testimoni consapevoli. Talmente consapevoli, che dal dolore ne è nata un'azione.
E' buio. Saliamo sulla mia Kia. Abbiamo adottato un ragno. Un cucciolo di ragno. Guido impaurita mentre Fassbinder ride. Anche il cucciolo mi teme. Sta' attaccato al vetro. Quello della portiera dov'è seduto Fassbinder.
Il piccolo mi guarda e mi accorgo che ha gli occhi dolci. Di chi non ha percezione della propria bellezza. Quella vera. In quella fragilità mi quieto e concilio con lui. Non ne ho più paura. E sento la sua forza. Il suo valore che cambia i miei occhi.
Fassbinder mi chiede di farlo scendere. Deve comprare dei rullini. Qualcosa per dopo. Per continuare il nostro lavoro. E' un lavoro. Una ricerca. Quasi una missione di vita ormai.
"Vai a casa con lui. Abbine cura e stai attenta. Ci vediamo lì dopo".

Continuo la mia corsa. Fuori c'è un clima da "Blade Runner". Il mio ragno si agita perché sente gridare. Confusione. Delle luci innaturali fuori di noi. La macchina e accerchiata. Tentano di farmi scendere. Gli altri.
Il vetro della portiera su cui si era appoggiato il nostro piccolo ragno, viene rotto e lui fugge via urlante.
L'urlo del ragno. Non potrò mai dimenticarlo. Quel verso. Non sapevo che anche i ragni piangessero o emettessero suoni così percettibili e viscerali.
Piango. Non so fermarlo e salvarlo. Qualcuno grida: " La strega aveva un ragno enorme!! Velenoso!! E' illegale tenere animali del genere!! Voleva usarlo per ammazzarci tutti..!! A morte!! ".
Risalgo in auto. Non so come, ma riesco a fuggire. Raggiungo il mio nascondiglio. Casa.
Mentre guido chiamo Fassbinder: " Il ragno.. il cucciolo è fuggito.. pensano sia velenoso. Lo uccideranno se lo trovano. Sono stata stupida. Non sono riuscita..".
Fassby ride. "Non preoccuparti. Stai tranquilla. Proprio perché non è velenoso non riusciranno ad ucciderlo. Sto' arrivando".

Dimentico. Ma sono su uno scoglio. A San Terenzo. Sto' scrivendo a Fassbinder. Di un progetto. Un piccolo granchio mi passa tra i piedi.
"Oh.. ti ho sognato ieri notte.. io e te.. che adottavamo un cucciolo di ragno..".
Ringrazio il piccolo granchio che mi ha fatto ricordare.
Fassbinder legge il mio sogno e dice: " Io e te faremo grandi cose insieme. Il ragno è un antico simbolo della creazione, della creatività e del duro lavoro".

Non lo sapevo. A casa m'informo. E' vero. Nell'antica tradizione indiana  allegoricamente lo chiamavano Brahma: il creatore di tutte le cose, il ragno che tesse la ragnatela del mondo.
In alcuni tradizioni, il ragno era visto come difensore del popolo: meraviglioso salvatore.
In certe tribù d'America, era venerato come il creatore dell'Universo.
Solo nel Cristianesimo e poche altre religioni il ragno era associato a Satana e al male.
Forse perché simboleggia anche la femminilità?

C'è un senso. Uno strano percorso o un fil rouge che si sta' sviluppando dentro di me. Tanto da mettermi in contatto, nei miei sogni, con una verità universale.
I miei sogni. Ne ho fatti in passato di forza rivelatrice. Da sembrare folle. Come fossi morsa da una tarantola.

Il cucciolo di ragno che ho sognato era la vera Bellezza? Quella che tutti temono. Anche io inizialmente. Nel sogno e nel reale. Si ha paura del buio che è in noi.
La verità è brutta. Costa dolore e fatica.

"Il suo grido. Le sue urla nella fuga.. non riesco a dimenticarle.. E i suoi colori. Non era brutto. Era difficile perché racchiudeva un segreto.. Se sapessi disegnare te lo disegnerei..".
Dico concitata a Fasbbinder.

"Non preoccuparti. Lo cercheremo insieme".


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