domenica 5 ottobre 2014

Non ho più pazienza

"Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce.
Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura.
Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride.
Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non con-vivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica.
Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti.
Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili.
Nell’amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare.
I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali.
Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza.”

L'ha detto Maryl Streep. Non so quando. Io l'ho letto per caso, girovagando nel web. E lo scrivo perché la stanchezza che sento questi giorni e la pietas che mi è stata chiesta non è più sostenibile per certi individui. Non più per me. Continuare a stare ferma nell'amare o nel portare avanti rapporti di pseudo-amicizia basati sul "voltafaccia" che non si assumono neanche la dignità di una responsabilità delle non-azioni, mi ha stancata.
Quindi pubblico questo discorso di una persona libera, perché ogni artista lo è in fondo, ogni vero artista lo è. E lo pubblico in un blog nato con un discorso sull'amore. Da una domanda sull'amore.
Esiste? Si. Certo che esiste, ma non ha niente a che fare con il sesso. Niente a che fare con i giochi. Niente a che fare con le commedie. Niente a che fare con l'inseguire e il tentare di dare amore a chi non è in grado di aprirsi o di comprendere, ma che urla a caso per poi scegliere vie di mezzo., sputando sullo specchio per giustificare la propria impotenza.
Amare significa saper attendere e saper affrontare nell'equilibrio. Significa avere pazienza e dare senza la pretesa di vincere sull'altro.
Significa sapere lasciare andare l'altro quando senti che non è più lì. Significa rispettare il suo desiderio.
E sparire quando è il momento di farlo.
Significa spesso non godere. Ecco. E' tutto ciò che non è godimento istantaneo. Anche se siamo abituati ad aprire una busta e si ha tutto. Tutto lì. Pronto e comodo. E quando finisce l'attrazione e ti resta il tempo, cosa fai? Getti la busta? L'amore è creatività e sta' nel fare con l'altro.
In un quotidiano lavoro fatto di attese e pazienza. E fiducia nella forza silente che ognuno di noi dovrebbe coltivare in una sana solitudine. Senza pretenderlo dagli altri. Dall'altro. Che incontriamo per procreare una forma. Una qualsiasi forma.
Se diventassi cieca. Se buttassi via tutto. Se buttassi via tutti gli ornamenti di una narrativa che riempie... se restassi sola con i miei tre atti, la mia azione scenica, i miei personaggi.. in quel nulla apparente, resterebbe la sintesi della mia anima. E l'amore con un peso specifico che non deve appigliarsi a nulla. Se non alla creatività.
L'amore vero è spesso una gran rottura di coglioni. Apparente. Perché esente da quel finto godimento di cui ci hanno riempito la testa per non essere mai e risucchiare la vera essenza.
E nessuno vuole restare solo con se stesso. O conoscersi realmente. Riempiamo e basta. Di nulla.

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