lunedì 6 ottobre 2014

Imbecilli! Ci uccideranno mille volte! Fino ai non limiti dell'eternità!

"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."


Pier Paolo Pasolini era un uomo libero nato in un'epoca difficile. E' morto 11 giorni prima della mia nascita. Anni di caos. Di potere e violenza. Che spesso vanno di pari passo. Ha scritto lui il pensiero con cui apro questo post.

Sono andata a vedere il film di Abel Ferrara con un mio amico. Ero curiosa di vedere come un regista che amo potesse rendere la storia, l'anima di un uomo "oltre" e libero come Pasolini.

E non mi è piaciuto. Non totalmente. Ci sono alcune immagini molto belle. C'è l'intervista in cui lui ancora denuncia il pericolo dell'essere umano. C'è la madre. Ecco, ho pianto in due momenti: alle sue parole con il giornalista e con il pianto della madre. Perché la sua dignità e umanità mi hanno colpita. Il suo contemplare e accogliere un uomo diverso, troppo diverso per quei tempi, senza pretendere di uniformarlo.

Ma tutto il resto del film, a parte l'interpretazione di Dafoe, mi ha lasciata con un senso d'incompletezza. Anche la fine e il sesso.

Sono convinta che Pasolini sia stato fatto fuori. E abbiano usato Pelosi. Ne parlavo con Fassbinder, il mio amico Gian Paolo. Che è un altro poeta. E sono felice di averlo conosciuto e che sia nella mia vita.

Parlavamo della violenza della fine di Pasolini. E mi ha detto: " Carmelo Bene diceva che Pasolini nei suoi film e nei suoi scritti metteva tutta quella violenza perché gli apparteneva". E sono d'accordo. Anch' io sono violenta.
Ogni essere umano lo è. Per natura e perché siamo portati ad esserlo.

Ma Pasolini la metteva nelle sue opere. Nella vita, io non sono mai stata violenta con l'altro. Al limite l'ho subita e l'ho fatta su me stessa.

Ma ne ho scritto. Ho scritto di violenza. La Mala è nata da questa idea. E non sono ancora riuscita a farne quello che vorrei. Ma lei è quello.
Ho solo avuto la percezione, pensando alle mie ultime relazioni di amicizia e "affettive", che nel dire la verità all'altro, non compiacendolo e non tenendolo tra cotone e pubblicità, sia stata trovata  violenta. E poi uccisa nei modi in cui si può uccidere e non trasformare una presenza ingombrante.
Per questo credo sia importante che se ne parli veramente. E credo che Pasolini facesse bene a descriverla in parole e immagini. Per provocare. E dire che esiste. Buttarla fuori in un oggetto altro da sé.

La nostra società è estremamente violenta perché immersa in un'apparente idea di libertà. Ognuno può fare quel che vuole. Senza etica alcuna. Potrei prendere un bastone e rompere la testa o l'ano di un uomo per farmi una qualche giustizia personale.
E pagherei o farei pagare? E in quella modalità di pagamento risolverei l'idea di violenza? No. E' solo un vortice. Verrei strumentalizzata per crearne altra.
E questo continuando a non avere il benché minimo senso della sacralità. Idolatrando e amando feticci. In nome di una libertà che non esiste. Non è quella la vera libertà.

Liberi non siamo. Sto' lottando da anni. Per scrivere la mia violenza. Ecco cosa. Che c'entra con quella fisica, ma che fu soprattutto psichica.

Pasolini non aveva bisogno di farsi ammazzare ad Ostia da un ragazzo di diciassette anni. E di vivere realmente una ferocia come quella. La viveva già nei suoi scritti. Ed era una violenza ancor più vera e forte di quella della strada.

Poi si, era omosessuale. E non lo nascondeva. E perché avrebbe dovuto? Era stato espulso dal partito comunista per questo. E' stato messo al rogo dal pensiero comune.
Perché il "frocio" e la "zoccola" devono esistere nel buio e nel silenzio. Se portate alla luce del giorno non stanno bene. Finirebbe il gioco di potere.

Ho pianto e piango ogni volta che penso alla sua fine. E alla perdita di un'anima come la sua. Piango perché non è stato salvato. Tutelato.

Ci sono anime che non possono essere ricondotte e valutate o misurate secondo una policy dell'orrore comune e comunista. Vanno solo tutelati.. I poeti vanno tutelati.

Dissi mesi fa a John che il mio amico Fassbinder è un poeta. Un uomo oltre. "Lui va protetto e difeso". Non lo so se leggendo questa frase Gian Paolo possa restare male, ma io ho questo sentire.  E questo senso di protezione verso la sua bellezza che non può stare in un razionalismo positivista.


Lessi da qualche parte che Pasolini era un ingenuo in un certo senso. Perché alla fine si fidava di se stesso e della militante libertà. Scriveva e diceva la verità. Era contro l'aborto. Era contro la destra e la sinistra.

Ingenuo perché non si proteggeva dalle bombe pacifiste che lanciava sull'Italia dell'epoca? Perché mai un uomo libero avrebbe dovuto difendersi da se stesso?

Lui non faceva nulla di male se non dire la verità. E chi la dice viene ucciso.

Siamo talmente abituati a non essere che abbiamo bisogno di gabbie per sopravvivere.


" In tutta la mia vita non ho mai esercitato un atto di violenza né fisica né morale.
Non perché io sia fanaticamente per la non-violenza. La quale, se è una forma di auto-costrizione ideologica, è anch'essa violenza.
Non ho mai esercitato nella mia vita alcuna violenza né fisica né morale semplicemente perché mi sono affidato alla mia natura cioè alla mia cultura".


( Pier Paolo Pasolini)

Nessun commento:

Posta un commento