martedì 4 marzo 2014

Indovina chi viene a cena?

Sei il sintomo. Lì in mezzo al mio corpo. Esattamente nel centro. Da lì mi parli. Destabilizzi. Allontani dal mondo e dagli altri. 
Sei figlia dell' an-amore. O dell'incapacità. Sei la mia cartina al tornasole. Ho foto di te ovunque. E non riesco a guardarti. Ma ti sento. Ti fai sentire nella mia emotività. In ogni incontro sbagliato. Tu sei lì, sempre in agguato.
Arrivi acida e mi dici: " No, no..  questo qui non va proprio bene". Ma io non ti ascolto mai.
Allora tu ti ribelli e mi fai male al punto da invadermi i polmoni e ridurmi ad uno straccio. Febbricitante. Immobile. Senza vita.
Ma... mi trascino giù dal letto. Sempre. Come un'amazzone. Urlandoti: "Non mi avrai! Maledetta!". Che ci sia amore anche in questa lotta perenne? 
Magari in un dialogo con te potrebbe esserci. Se io ti ascoltassi, forse inizierebbe un percorso d'amore. Ho sempre pensato che solo con il femminile potrei effettivamente avere un incontro. Sarò lesbica?
Eppure sono anni che facciamo a pugni.
Prima o poi mi ucciderai. Lo so. Lo sento. Nel sonno. Mi manderai su fiumi di acido, per sciogliermi nella notte.
Io non so amare! Vuoi che lo dica? Vuoi che lo urla nella notte prima che tu venga a tormentarmi ancora?
Ecco, io non so amare. Per questo sei viva. Per ricordarmelo. Sei la mia coscienza. 
Esco a cena nel terrore. Mi siedo al ristorante e la lotta è tra te e l'altro. Davanti al menu sudo come agli esami universitari. "Cosa posso scegliere?" . E penso che se scegliessi la solita insalata con pesce al vapore o un primo poco condito senza fritti .. penso che se finissi per non scegliere pietanze eroticamente suadenti ed intriganti, l'altro potrebbe annoiarsi... Allora scelgo il peggio. Scelgo il desiderio dell'altro. Per paura di non essere accettata o di non piacere. O di essere esclusa. 
E mentre sughi, fritti o dolci scivolano giù nella mia "anima".. tu inizi a ribellarti. E a casa, la notte, sarò comunque sola. Con te. 
Lui, l'altro, l'uomo, l'idea che mi DEVE accettare, sarà soddisfatto. Ma io? Io sarò a fare i conti con te. Il mio sonno in fuga e la consapevolezza di non sapere ancora amare. 
Di non sapere ancora scegliere ciò che è bene per me. Di scegliere per fare piacere agli altri. E tu sei lì per ricordarmelo. 
Quando ti nutrirò del giusto, non parlerai più. Forse guarirai e scomparirai. Ma per ora sei lì, a ricordarmi di amare di più. Di essere di più. Sei lì, nel centro, addosso a me.
Siamo due vocali che s'incontrano e non riescono ad amarsi nello stesso corpo. Sei un'ernia. Il mio ricordo. Il mio presente iatale. Ti amo, Ernia mia. Mia adorata Ernia Iatale.


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