martedì 10 dicembre 2013

Amore mio aiutami


Quando vidi la prima volta questo film avevo nove o dieci anni.
Era un agosto di tanti anni fa. Parecchi anni fa. In un residence di Pescasseroli. Nel profondo Abruzzo. Con la mia famiglia ed alcuni amici. Tutti ridevano. Anche mio padre. Ma io non capivo come si potesse ridere di questa scena: un marito che picchia la moglie per un tradimento.
Poi in quell’estate mio padre tradiva con il pensiero mia madre. Che non era più bella come prima. Incidentata. Nel corpo e nell’anima. Sopravvissuta per noi. In nome di un amore e desiderio materno.

A distanza di anni, il Mio amore per il cinema e Monica Vitti mi ha fatto riscoprire questo film: “Amore mio aiutami”. 
Due attori meravigliosi per un tema che per l’epoca in Italia era, forse, ancora un tabù. Una donna che si “ribella” e che desidera. Che esce da una dimensione di coppia. Che si sente rinchiusa in un ruolo subalterno, di moglie e oggetto. Inglobata nelle pareti di una casa ricca, borghese, tra vestiti, comodità e vuoto. Un vita nell’attesa. In attesa del rientro del marito. In attesa del desiderio dell’altro. In attesa di se stessa. 

Trova, tuttavia, una via d’uscita nelle pause. Incontra un altro o l’altro diverso da sé, in un desiderio di libertà ed evasione. 
Crede di innamorarsi di un altro uomo. In realtà ama l’idea che questo rappresenta. E non penetrando l’amore, resta ad un livello di comicità e di possesso. In cui trascina il marito Giovanni. 
La scena della spiaggia è meravigliosa e comica nella sua drammaticità. 
Il marito che ha giocato fino a quel momento all’uomo liberale, in un dialogo moderno, s’impossessa del proprio ruolo. La picchia selvaggiamente per riportarla al suo status di moglie. 
Questa della spiaggia è una scena drammatica se si pensa che ancora oggi ci sono donne che vengono picchiate, uccise o violentate da uomini gelosi e insicuri, ma estremamente comica nella dimensione del film.
“Amore mio aiutami” è il titolo, ma anche l’urlo di questa donna che chiede al marito di aiutarla a liberarsi di una “confezione” di “moglie”, priva d’ interesse e vita. Gli chiede di aiutarla a conquistare l’altro, poi di dimenticare di esistere.
Ma il desiderio di sé traspare e trapela nel corpo. Ha vita indipendente e si manifesta.
La comicità del film è tutta giocata dai ruoli che intrappolano le nostre vite. Ancora oggi è così. Il marito. La moglie. L’amante. E l’amore? Ecco quello sfugge e si perde tra le botte, gli insulti, le parole e le energie che non si concretizzano in una verità e in un senso.

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