domenica 2 novembre 2014

Finisce solo quello che non era

In questa difficoltà di scrivere, di cambi di direzione, di nuovi percorsi e nuovi personaggi, mi ritrovo a combattere con i dolori alle mie ovaie. Ancora una volta. Mi tagliano le gambe. Mi costringono a stare in casa e a rimandare appuntamenti. Sangue ancora.
Se ne sono andate tante persone e ne ho incrociate tante. Molte vuote. Mi ritrovo a scrivermi con Gian Paolo spesso. Fassbinder riceve. Archivia i miei pensieri e i miei sensi di colpa.
Ora che ho deciso d'interrompere un'analisi inquinata nella sua purezza da anime incomplete, mi ritrovo ad analizzare la donna che sta' per nascere. Da sola. Da donna a donna. Ce ne sono due nel nome apparente. E infinite nella mia anima e animalità d'attrice. Atleta e dinamica dello stile di vita.
Sono ancora presente alle chiamate di Mr D. Anche se a frangenti invia i soliti inviti che percepisco ancora uguali alla sua modalità di "sesso e un po' d'amore". Non ho ben chiaro cosa voglia da me di preciso e in che presenza. Eppure resto per la sofferenza e il dolore della perdita di un padre così penetrante, potente, severo, importante e schiacciante. E per un bene che gli voglio.
Io mio padre l'ho riammesso perché ho perdonato me stessa. In parte. Non del tutto. C'è ancora qualcosa che desidera distruggere quella bambina che si è data per non essere uccisa.
Mr D. no. Si ostina ad essere Mr D. ancora. Non voglio più essere complice di anime autodistruttive. Tantomeno salvarle nel tentativo di salvare me. Esistono uomini migliori. Li ho conosciuti. Molti sono più giovani di me. E non c'è anagrafica che tenga alla purezza dell'amore.
Lo sosterrò finché potrò. La violenza non ha età. Come l'amore.
Dialogavo con Gian Paolo ieri. Parlavamo di violenza. Dei miei incontri. Dell'ultimo cuore fragile che probabilmente cuore fragile non è. Ho sbagliato a determinarlo. Di fatto ora non ne scrivo più. Finisce solo quello che non era.
Ne ho riparlato con Fassbinder perché ha pubblicato un post sul suo blog in cui c'è un pensiero di questa persona.
Restano le mie domande su quell'incontro. Domande legate alla violenza. Per me. Perché ho dato fiducia alla bontà del suo desiderio per subirne l'assenza. Ma sono scritte a matita queste domande. Perché sono quasi vicina alla consapevolezza che l'altro esiste in relazione con il fantasma di una falsa chiamata.
Attiriamo chi riusciamo o possiamo vedere in quel dato momento della nostra vita.
Anche se l'onestà dell'altro io non la metto mai in dubbio.
Il rispetto dell'altro. E in questo il deficit è che io non ne ho avuto per me stessa se ho permesso d' intrecciare i miei giorni, le mie energie con chi ho chiamato cuore fragile. Per esempio. L'ultimo.


Mio padre mi ha violentata più nell'essenza. La sua paura di vivere proiettata su di me è stata la vera violenza. Ora sono più forte forse. Anche se ho cadute di stile e inciampo nel silenzio senza chiedere mai aiuto, come una stupida stoica. Eppure ora sono riuscita a perdonarlo. Vedendo le sue fragilità e la sua incapacità di raggiungermi dietro un disperato bisogno di ricongiungersi a me.
Io non stavo nelle sue funzioni algebriche. Non è mai riuscito a risolvermi nella e con la sicurezza della sua matematica. Ero più affine alla biologia e alle scienze che m'insegnava durante i campeggi e le uscite nella natura. Da bambina. Prima dell'incindente e della sua follia.
Quando mi mostrava i fiori catalogati, gli animali, il rispetto per la natura. Quello l'ho trattenuto. Quello era l'amore che mi legava a lui. Quello resta. Non la follia.
Ho tentato di diventare quel che lui desiderasse. Ma non ci sono riuscita. Ero qualcosa d'altro. Un femminile sconosciuto, desiderante e ribelle. E come ogni  cosa di diverso, spaventosa e da uccidere nella sua essenza e libertà. Perché noi nasciamo liberi, ma ci risolviamo in catene e nella violenza.
La vera violenza. Non rispettare l'altro per quello che è. Nei suoi desideri, nella sua natura ed unicità. E' nell'inganno che ci rende tutti uguali, la vera violenza.
Per fortuna ci sono parti del mio corpo che riescono ancora a ribellarsi e risvegliarsi.
La violenza  che ho fatto su me stessa è stato inseguire e accettare nella mia vita uomini che potessero ripetere la dinamica della paura. Avvicinarmi e poi uccidermi. Eppure sono finiti. Ma qualcosa resta.
Mio padre sta' rinascendo in una fatica di cambiamento. Mr. D. resta nell'artisticità che permetterà di fare circolare tra noi. Quella è una presenza autentica che ci unisce. Non le bugie e tantomeno le sue paure. Quelle e il dolore li ho archiviati come parte di un passato necessario per una mia crescita.
Finisce quel che non era. Per questo ho l'ansia d'ingrassare la mia anima. Perché non finisca con la rinuncia del  corpo. E si trasformi in altro di cui forse non avrò più consapevolezza. Ma che resterà.
Ieri Diego mi ha mandato una canzone di un disco che sta' facendo per una cantante che conosco. Forse pensa che il mio gusto possa avere un peso. Un qualche peso.

"Ciao,

bella.. Brava lei. Anche tu. Forse è un po' lungo l'inizio ( intro). Ma è bella. A volte mi soffermo a pensare a quanto sarebbe stato bello creare qualcosa insieme. Qualche giorno fa mi hai scritto che ero dentro a non so quale testamento e non ti ho risposto.
Per tante ragioni. Perché io sono viva e lo sei anche tu e perché dei soldi non me ne è mai fregato più di tanto. Non era la ragione per cui ti ho incontrato. O per cui io abbia voluto incontrarti. Me lo sono chiesta tante volte sai?
Il motivo del nostro incontro e perché io sia rimasta tanto nonostante i segnali che tu non mi volessi siano stati chiari, diversi, ma chiari. E' banale, ma è stata proprio la verità che mi ha portata a te. Che mi fa restare. In modo diverso.
Sto' scrivendo una cosa partendo da una frase che mi ha colpito e su riflessioni sulla morte.  Finisce solo quello che non era. E' vero. Sopravvive e si trasforma quello che ha avuto una sua autenticità. Per questo tuo padre non se ne andrà mai. Te lo avevo scritto e lo penso. Se non te ne vai tu, lui non se ne andrà mai.
Sei bravo. E sei un musicista. Un artista. Era questa la ragione che ci ha fatti incontrare. Per ragioni diverse per me e per te. Tuo padre ti ha amato anche per questa tua essenza.
Tutti ti amano per quello che sei.
Ci sono tante altre riflessioni che ho fatto e faccio questi giorni. Non sto' bene fisicamente oggi. Da ieri e anche per altre ragioni. Ma è un passaggio.
Ciao
Ti voglio bene
Annalisa".

 Finisce quello che non era. Finisce solo quello che non era..




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